Il progetto Ravenna CCS trasforma l’impegno alla riduzione delle emissioni di CO2 in un’opportunità di crescita e sviluppo per il distretto ravennate.
Il polo industriale che ruota attorno al porto di Ravenna è un importante distretto produttivo a livello economico e sociale italiano. Per la vicinanza con le operazioni offshore dell’Adriatico, alcuni dei settori più sviluppati sono l’ingegneria, la meccanica e la logistica inerenti i processi upstream della filiera del gas naturale: ambiti che impiegano manodopera specializzata e alta tecnologia. Per tutte queste attività che hanno operato nella produzione del gas naturale, destinata a terminare per esaurimento dei giacimenti nel prossimo futuro, la creazione di un polo di stoccaggio dell’anidride carbonica rappresenterà una grande occasione di rilancio economico. Le competenze professionali di tecnici e operatori, riconosciute e apprezzate in tutto il mondo, potranno essere recuperate e riqualificate. La dinamicità tipica di questo territorio, quindi, verrà reimpiegata in un nuovo settore. Solo una minima parte degli impianti verrà riutilizzata per lo stoccaggio della CO2. Il riuso degli asset in un’ottica di economia circolare, d’altra parte, permetterà di realizzare questo grande progetto di decarbonizzazione a costi contenuti e in tempi rapidi. L'industria locale avrà a disposizione una soluzione efficace per decarbonizzare le proprie attività senza causare conseguenze sul territorio.
I risultati ottenuti nel polo industriale ravennate.
impiegate nelle attività Eni a Ravenna
Energia prodotta da Enipower da gas naturale
Area recuperata da Eni Rewind (Ponticelle)
Oltre a rilanciare l’economia ravennate e contribuire alla decarbonizzazione del sistema industriale italiano ed europeo, il progetto Ravenna CCS produrrà benefici a un livello molto più ampio poiché consentirà di abbattere le emissioni di aziende situate anche in altre aree industriali, contribuendo alla decarbonizzazione del sistema industriale italiano ed europeo. Una volta arrivato a pieno regime, il progetto darà un contributo decisivo al raggiungimento degli obiettivi di lotta al cambiamento climatico, sostenendo una nuova fase di sviluppo nell’ambito della transizione energetica. In particolare, offrendo la possibilità di compensare le emissioni di CO2 dalle industrie “hard to abate” si promuoverà la creazione di una filiera nazionale nel settore della decarbonizzazione, un ambito attualmente già in forte espansione in Europa e nel mondo e che, nei prossimi decenni, lo sarà ancor di più. La realizzazione di un grande hub per la CCS, inoltre, potrà attrarre capitali e nuove iniziative industriali sostenibili da parte di operatori internazionali che, sempre più frequentemente, sono interessati a investire in regioni dotate di infrastrutture per la cattura e stoccaggio delle emissioni.
Dal punto di vista dell’occupazione, il progetto Ravenna CCS potrà stimolare la creazione di nuovi posti di lavoro in un settore fortemente innovativo, orientato alla sostenibilità e strettamente connesso al mondo della ricerca e sviluppo. Al contempo, verranno valorizzate e riqualificate le competenze e le capacità realizzative già presenti nel Paese. In un suo report, il Politecnico di Milano ha calcolato che una infrastruttura di CCS in grado di catturare e stoccare 16 milioni di tonnellate di CO2 per anno, a fronte di un costo a vita intera di 38,4 miliardi di euro (costi di investimento e operativi) potrebbe generare un impatto economico di 79 miliardi di euro in termini di ricadute dirette e indirette. Lo stesso studio evidenzia come la realizzazione di questa infrastruttura di decarbonizzazione, tra fase di costruzione e fase operativa, porterebbe alla creazione di 45.000 unità lavorative.
Il progetto di cattura e stoccaggio della CO2 che Eni e Snam stanno sviluppando per ridurre le emissioni degli impianti industriali “hard to abate”.
Il progetto di cattura e stoccaggio della CO2 che Eni e Snam stanno sviluppando per ridurre le emissioni degli impianti industriali “hard to abate”.